Nelle poche righe del Pascoli c'è effettivamente Viggiano: la sua storia che mosse dall'orbita di Grumentum. la salubrità di un clima felicemente condizionato dai 1023 metri d'altitudine, la sua fama di città di musica e musicisti.
Origini romane quindi - attestate dalla denominazione stessa del paese, derivante dal nome proprio latino "Vibius" - prima come villa di una famiglia gentilizia e poi come comunità più estesa. L'iniziale posizione di fondovalle venne probabilmente abbandonata nel X secolo per sfuggire alle razzie dei Saraceni che nell'872 distrussero Grumentum.
I ruderi del convento di Santa Maria La Preta, presso il torrente Casale, ricordano la presenza in zona dei monaci basiliani. Questi religiosi, seguendo gli orientamenti ascetici di Basilio di Cesarea, condussero una vasta opera di evangelizzazione e insegnamento soprattutto nel periodo precedente il 1042. quando la conquista normanna investì la Basilicata.
Assegnata da Carlo d'Angiò a Bernardo de la Baume e feudo nel XIV secolo di Giovanni Pipino. Viggiano vide nelle epoche seguenti la signoria dei Dentice, dei Loffredo di Potenza e dei Sant'elice.
Nel 1799 il paese fu in prima linea nella rivolta antiborbonica, soffocata poi dalle milizie sanfediste del cardinale Ruffo, e nel 1806, conobbe la repressione francese che costò un alto numero di vite umane. Il 22 agosto il comando francese ordinò la fucilazione di 57 giovani viggianesi. uno ogni cento abitanti (la popolazione di Viggiano contava allora 5569
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